La cadenza dell'attesa
Clic. Lo Zippo si apre.
Il metallo freddo scivola tra le dita, familiare come un vecchio amico. La fiamma non serve, non oggi. È il suono che cerco, quel metallico Clac che scandisce i secondi, i minuti, le ore davanti a una pagina bianca.
Clac. Lo Zippo si chiude.
Quante storie sono rimaste intrappolate in questo rituale? Quanti personaggi sono nati e morti nel tempo di un'apertura e di una chiusura? Ascolto il silenzio tra un Clic e l'altro. È lì che si nasconde l'ispirazione, dicono. Nel silenzio. Nell'attesa.
Clic. Lo Zippo si apre.
La pagina rimane bianca, come la neve che non ha ancora conosciuto impronte. Guardo le mie dita, leggermente annerite dall'uso dell'accendino. Chissà quante volte l'ho aperto e chiuso. Centinaia? Migliaia? Ho perso il conto, come ho perso il conto delle parole non scritte.
Clac. Lo Zippo si chiude.
Eppure c'è qualcosa di consolante in questo gesto ripetitivo. Una certezza in un mondo di dubbi. Lo Zippo non mente, non promette storie che non può mantenere. Si apre, si chiude. Semplice. Affidabile. A differenza delle parole che mi sfuggono come sabbia tra le dita.
Clic. Lo Zippo si apre.
Mi chiedo se anche altri scrittori abbiano avuto i loro rituali. Se Hemingway contasse i sorsi di whisky, se Kafka accarezzasse il legno della sua scrivania in attesa che i suoi incubi prendessero forma sulla carta, o se Virginia Woolf osservasse le onde del fiume prima di tuffarsi nelle correnti della coscienza. Penso che siamo tutti uguali, in fondo. Tutti soli davanti a una pagina bianca, tutti in cerca di un'eco nel silenzio.
Clac. Lo Zippo si chiude.
Un pensiero si forma; non una storia, ma lo potrebbe diventare. È solo un'ombra, un contorno sfocato. Lo osservo con cautela, temendo che possa dissolversi se guardo troppo intensamente. Come quando fissi una stella e scompare… visibile solo con la coda dell'occhio.
Clic. Lo Zippo si apre.
La solitudine ha un peso, ma anche un suono. È il suono di un accendino che si apre e si chiude, è il respiro che si trasforma in sospiro, è il rumore delle dita che finalmente si muovono sulla tastiera. Perché la solitudine non è assenza, è presenza. La presenza di sé stessi, nuda e senza filtri.
Clac. Lo Zippo si chiude.
Forse è questo che cerco davvero; la compagnia…la compagnia di me stesso, che mi aiuti a esplorare ciò che già vive in me. L'accendino è solo un pretesto, una piccola ancora nella realtà che mi circonda. Ogni Clic è un battito che scandisce il viaggio verso ciò che vive nell’immaginazione.
Clic. Lo Zippo si apre.
E in questo viaggio incontro frammenti di storie, personaggi che abitano anfratti dimenticati in attesa di un improbabile risveglio, pronti a riaffiorare quando il silenzio sarà abbastanza profondo da lasciarli parlare. Un universo popolato di voci, di storie, di possibilità. Sono reali? Forse nessuno, forse tutti. Un caleidoscopio di narrazioni dove ogni sfaccettatura rivela un frammento del completo. Una realtà… prismatica, che si trasforma in ogni istante. Ma… qual è la più autentica?
Lo Zippo resta chiuso a metà, in attesa anche lui di una risposta.
Forse non esiste una risposta definitiva, è un mosaico incompiuto che cambia forma senza sosta. Scrivere non è altro che un tentativo di dare un ordine temporaneo a questo caos magnifico, un atto di coraggio e di umiltà, uno spazio sacro dove il tempo si dilata e il caos, per un istante, sembra quasi comprensibile. Un dialogo infinito tra ciò che conosciamo e ciò che ci sfugge.
Clac. Lo Zippo si chiude con un suono che ora sembra diverso, più pieno.
Finalmente le parole…non proprio quelle che cercavo, ma quelle che mi hanno trovato mentre esploravo quel labirinto fatto di confusione. Una storia dalla contraddittoria complessità.
Clic. Lo Zippo si apre.
Le dita cominciano a correre sui tasti e sulla pagina inizia ad apparire qualcosa. E mentre scrivo, comprendo che l’importante non è cercare mondi perfetti, quanto scoprire quelli che già esistono dentro di noi. Una rivelazione ma anche una liberazione, dove ogni parola diventa un ponte tra il visibile e l'invisibile, tra ciò che conosciamo e ciò che intuiamo. La scrittura non è più comunicazione; è trasformazione.
Lo Zippo resta aperto.
Ogni frase completata lascia un segno non solo sulla pagina, ma anche nell'anima. Ed è in questo danzare sul confine tra realtà e immaginazione che nasce la perfetta comunione tra il pensiero e la parola…rara come un'eclissi.
Lo Zippo giace dimenticato accanto alla tastiera.
Non è più solo inchiostro nero su sfondo bianco; ogni lettera è un passo che non ha destinazione, tappe momentanee dove riposare prima di ripartire. Le parole trovano la loro strada, scorrono autonome. La pagina bianca non è più un vuoto da riempire, ma uno spazio da abitare, un territorio da esplorare passo dopo passo.
Lo Zippo è immobile, finalmente a riposo.
Scopro allora che il suo suono è stato solo un pretesto, un modo per riempire il silenzio rimanendo sospeso tra realtà e possibilità.
Ho la mia storia che adesso respira sulla carta. E tanto basta...anzi, in questo istante è tutto ciò di cui ho bisogno.
Clac…
Moreno BLASI
Complimenti Moreno! bellissime emozioni nel leggere i tuoi profondi pensieri.
RispondiEliminaComplimenti Moreno!!!!!
RispondiEliminaEro lì con lo zippo, immaginario, ne sentivo il clic clac, e la lettura delle tue parole mi spingevano dentro le emozioni dello scrittore che si avventura nel nuovo viaggio.
RispondiEliminaCarissimo Moreno, ti ringrazio di avermi reso partecipe dei tuoi pensieri: profondi, trasparenti, ricchi di sensazioni ed emozioni. Il tuo zip è come un metronomo che in musica scandisce il tempo ed il ritmo delle note per dare i giusti spazi ed intervalli alle emozioni che il suono dà; così i tuoi pensieri che trasformi in parole e metti su queste pagine bianche.
RispondiEliminaWow Moreno, mi sembrava di assistere a un bel film dove non capisci cosa potrà succedere e aspetti con ansia la sequenza di immagini successive... bravissimo!
RispondiEliminaBravo Moreno!
RispondiEliminaQuanto simile la nostra vita a questo click click. Apri ed hai il calore ed il colore della fiamma. Chiudi, a volte senza volerlo, per non consumare energie, per preservarle. Ma non senti più e non vedi più colore. Un abbraccio Moreno
RispondiEliminaBravo
RispondiEliminaBravo, non ti smentisci mai e ho detto tutto.
RispondiEliminaComplimenti Moreno, sei un grande
RispondiEliminaIl suono di un respiro, la dinamica di un pensiero.
RispondiEliminaFermarsi e riflettere, su se stessi e sui compagni di viaggio, per condividere un tratto di cammino.
Grazie Moreno
Bravo Moreno !
RispondiEliminaUno spaccato di vita in emozioni da poeta. Complimenti.
RispondiEliminaBravissimo,io riesco a percepire voglia di vivere e solitudine contemporaneamente in un racconto bello e leggero.
RispondiEliminaMi sono vista, capita ed emozionata. Complimenti Moreno. A domani.
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