Hopper non è soltanto un grande pittore, ma un inestimabile narratore americano. I suoi quadri sono “pittura pura” nel senso più rigoroso del termine, che nulla concede al bozzettistico, all’illustrativo, all’aneddotico. Il realismo dei suoi dipinti nasce dalla mescolanza e dall'accostamento di vari schizzi realizzati in momenti differenti dall'artista, che lo allontanano, così, dal classico ritratto "dal vero", permettendogli una più libera e personale interpretazione della realtà. Tuttavia ciascuno di essi è così denso di sentimento, così carico di un’atmosfera inconfondibile e costante da imporsi come scena indimenticabile di uno stesso romanzo, di uno stesso film. Hopper utilizza composizioni e tagli fotografici simili a quelli degli impressionisti che aveva visto a Parigi ma, di fatto, il suo stile è personalissimo e imitato a sua volta da cineasti e fotografi. La sua vocazione artistica si rivolge sempre più verso un forte realismo, che risulta la sintesi della visione figurativa combinata con il sentimento struggente e poetico che percepisce nei suoi soggetti.
Protagonista delle sue tele è la solitudine che trapela dai soggetti quotidiani: nei suoi quadri che rappresentano esterni cittadini, inserisce un unico personaggio, solo e distaccato, fisicamente e psicologicamente, come se vivesse in una dimensione isolata.
La scena è spesso deserta, immersa nel silenzio, raramente vi è più di una figura umana e, quando ve n’è più di una, sembra emergere una drammatica estraneità e incomunicabilità tra i soggetti.
L'artista ama ritrarre paesaggi vuoti o semivuoti delle periferie americane, interni domestici o di locali, ciascuno dei quali sembra sospeso in un'atmosfera fuori dal tempo, esattamente come sembrano inermi e congelati i pochi personaggi che vi compaiono. La direzione dei loro sguardi o i loro atteggiamenti spesso "esce” dal confine del quadro, nel senso che si rivolge verso qualcosa che lo spettatore non vede.
Nelle numerose tele che raffigurano interni domestici, con inquadrature quasi cinematografiche, si diverte anzi a spiare gli ignari protagonisti mettendo in scena momenti di vita ordinaria.
In questo contesto trovano particolare spazio nelle sue opere le figure femminili. Cariche di significato simbolico, assorte nei loro pensieri, con lo sguardo perduto nel vuoto o nella lettura, si offrono spesso seminude ai raggi del sole trasmettendo solitudine, attesa, inaccessibilità: una dimensione psicoanalitica che ha permesso di interpretare meglio le emozioni dell'artista.
Non ha nulla del pittore inquietante e tantomeno del Maudit,il suo fascino sta invece proprio nelle massificanti inquietudini e nelle maledizioni ecologiche, già in preparazione verso la fine degli anni ’20, che l’artista deliberatamente respinge fuori dal quadro, lasciandoci dentro, per se stesso e per noi, qualcosa che sarà magari una solitudine, una malinconia o addirittura un vuoto totale, ma che è un vuoto non ancora inquinato, una sfera di libertà ancora possibile, uno spazio privato da difendere con le unghie e coi denti.
Comunemente noto per aver saputo esprimere un senso di solitudine e d’isolamento, è stato anche uno degli artisti più innovativi nell'esplorare la condizione urbana.
L'America che ritrae non ha nulla di eroico né di moderno: predilige architetture nel paesaggio, strade di città, interni di case, di uffici, di teatri e di locali, dove la città sembra disabitata; cinema e caffè appaiono quasi vuoti, le facciate delle case hanno le finestre chiuse, sulle rotaie non corrono treni.
L'elemento del silenzio sembra pervadere tutti i suoi lavori più importanti.
La composizione dei quadri è talora geometrizzante, sofisticato il gioco delle luci fredde, taglienti e volutamente artificiali che rendono sintetici i dettagli.
Ed è proprio l’uso magnifico che fa della luce a permettergli di mantenere la giusta tensione nelle sue opere: le immagini dai colori brillanti non trasmettono vivacità, come negli spazi che sono reali, ma in essi c'è qualcosa di metafisico che comunica allo spettatore un forte senso d’inquietudine.
Analogamente, Hopper coglie un momento particolare, quasi il preciso secondo in cui il tempo si ferma, dando all'attimo un significato eterno, universale.
Di lui è stato detto che sapeva "dipingere il silenzio". Diceva: "non dipingo quello che vedo, ma quello che provo".
Moreno BLASI
Articolo molto interessante che contiene soprattutto un supplemento d'anima!
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