mercoledì 18 ottobre 2017

George Orwell e 1984




Nel 1948 George Orwell scrisse il suo romanzo più famoso: 1984
1984 nella sua forma romanzata appartiene a pieno diritto al genere distopico (narrazioni fantapolitiche e antitotalitarie dove vengono raffigurate rappresentazioni di società future portate ad estremi negativi).
Seguendo questa linea, Orwell ci proietta in un futuro parossistico, in una estremizzazione in negativo della civiltà dove nell’indifferenza generale si assiste al decadimento della democrazia.
Spesso 1984, a torto, è stato considerato (al pari di altri romanzi di genere come Brave new world di Aldous Huxley, o The iron heel di Jack London) un libro di fantascienza.
In realtà il libro è la denuncia di chi come Orwell aveva combattuto i regimi totalitari (lo scrittore prese parte alla guerra civile spagnola nelle file del Partito Operaio di Unificazione Marxista, contro il dittatore Francisco Franco); un urlo del pensiero critico contro un “politichese” fatto d’indifferenza che, oggi come allora, si sta impadronendo dei mezzi di comunicazione. 
Ma perché George Orwell scrisse 1984?
L’idea del libro gli venne nel 1943, in pieno conflitto mondiale.
In una lettera datata 1944, Orwell aveva già bene in mente i temi che cinque anni più tardi avrebbe trascritto con la pubblicazione di 1984.
Nel 1948 il conflitto mondiale era da poco terminato; l’umanità si ritrovava distrutta in un mondo dove la guerra aveva frantumato ogni speranza di progresso.
La guerra aveva segnato un taglio netto con il passato. Aveva dimostrato come pochi al mondo avevano potuto gestire la “cosa pubblica” distruggendo ogni tipo di organizzazione democratica, in una società formata da caste. Tutto ciò aveva portato con sé gli orrori del nazionalismo più emotivo e la tendenza a non credere più all'esistenza di una verità oggettiva, perché tutti i fatti erano in sintonia con le parole o le profezie di un "fuhrer" infallibile. L’uomo, da membro di una società, si era ritrovato ad essere un ingranaggio all’interno di una “macchina della morte” mossa dagli interessi di partiti senza volto.
Tutti i movimenti nazionalistici del mondo, anche quelli che nascevano dalla resistenza, avevano assunto forme non democratiche, raggruppandosi attorno ad una figura superomistica e nascondendosi dietro la teoria che il fine giustifica i mezzi. 
Orwell riversò tutte queste ansie all'interno del romanzo.
Il libro si svolge in una società immaginaria, altamente indesiderata e spaventosa nella quale la tendenza sociale, politica e tecnologica viene portata ad estremi negativi.
La Terra è divisa in tre potenze guidate da regimi totalitari: Eurasia, Estasia e Oceania, in continua guerra tra loro.
I cittadini sono sottoposti ad un costante controllo sulle azioni e sui pensieri: dovunque sono disseminate telecamere e microfoni finalizzati a individuare ogni minima forma di dissenso nelle espressioni o nelle parole (si parla la Neolingua, un mezzo espressivo che sostituisce la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, rendendo impossibile ogni altra forma di pensiero), mentre manifesti e schermi mostrano l’immagine baffuta del “Big Brother”, 
il volto del partito, i cui occhi sembrano seguire ognuno con il monito «BIG BROTHER IS WATCHING YOU».
In questo contesto si sviluppa la vicenda di Winston Smith, un impiegato del ministero della Verità che vive con malessere la sua condizione all’interno del regime. I suoi incessanti sentimenti e il suo desiderio di libertà prendono forma nello stendere giornalmente un diario. In Julia, una ragazza che condivide i suoi stessi sogni, riversa l’amore, sentimento inviso al regime. La volontà di godere della libertà di vivere e amare, li spinge ad unirsi ad un gruppo segreto di dissidenti, il cui capo si rivelerà essere una spia del governo. Sottoposti a torture fisiche e mentali, i due si tradiranno a vicenda. Il lavaggio del cervello è stato compiuto, non rimane che l'amore e l'ammirazione per il Grande Fratello.       
In 1984, come in quasi tutte le opere utopiche e distopiche, le immagini si proiettano in un futuro cupo dove la cultura, soprattutto nella forma letteraria e poetica, è annullata dal Potere assoluto. Questo perché l’arte è ritenuta un’espressione del pensiero, della fantasia, della conoscenza di ciò che avviene; troppo pericolosa per essere lasciata incontrollata. Per questo sono proprio le pagine di 1984 ad offrire un messaggio di speranza: la letteratura e la cultura sono l'unica utopia possibile e sarà solo scrivendo, leggendo e pensando che 1984 non si avvererà mai.        
Moreno BLASI

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