Nel 1948 George Orwell scrisse il suo romanzo più famoso: 1984.
1984 nella sua forma romanzata appartiene a pieno diritto al genere distopico (narrazioni fantapolitiche e antitotalitarie dove vengono raffigurate rappresentazioni di società future portate ad estremi negativi).
Seguendo questa linea, Orwell ci proietta in un futuro parossistico, in una estremizzazione in negativo della civiltà dove nell’indifferenza generale si
assiste al decadimento della democrazia. 
Spesso1984, a torto, è stato considerato
(al pari di altri romanzi di genere come Brave new world
di Aldous Huxley, o The iron heel di Jack London)
un libro di fantascienza.
La
Terra è
divisa in tre potenze guidate da regimi totalitari: Eurasia, Estasia e Oceania,
in continua guerra tra loro.
I cittadini sono sottoposti ad un costante controllo sulle azioni e sui pensieri: dovunque sono disseminate telecamere e microfoni finalizzati a individuare ogni minima forma di dissenso nelle espressioni o nelle parole (si parla la Neolingua, un mezzo espressivo che sostituisce la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, rendendo impossibile ogni altra forma di pensiero), mentre manifesti e schermi mostrano l’immagine baffuta del “Big Brother”,
il volto del partito, i cui occhi sembrano seguire ognuno con il monito «BIG BROTHER IS WATCHING YOU».

Spesso
In realtà il libro è la denuncia di chi
come Orwell aveva combattuto i
regimi totalitari (lo scrittore prese parte
alla guerra civile spagnola nelle file del Partito Operaio di Unificazione Marxista, contro il
dittatore Francisco Franco); un urlo del pensiero critico
contro un “politichese” fatto d’indifferenza che, oggi come allora, si sta
impadronendo dei mezzi di comunicazione.
Ma perché George Orwell scrisse 1984?
L’idea del libro gli venne nel 1943, in
pieno conflitto mondiale.
In una lettera
datata 1944, Orwell aveva già bene in mente i temi che cinque anni più tardi avrebbe trascritto con la pubblicazione di 1984.
Nel 1948 il conflitto mondiale era da poco
terminato; l’umanità si ritrovava distrutta in un mondo dove la guerra aveva
frantumato ogni speranza di progresso.
La guerra aveva segnato un taglio netto
con il passato. Aveva dimostrato come pochi al mondo avevano potuto gestire la “cosa
pubblica” distruggendo ogni tipo di organizzazione democratica, in una società formata da caste. Tutto ciò aveva portato con sé gli orrori del nazionalismo
più emotivo e la tendenza a non credere più all'esistenza di una verità
oggettiva, perché tutti i fatti erano in sintonia con le parole o le profezie di
un "fuhrer" infallibile. L’uomo, da membro di una società, si era ritrovato ad essere un
ingranaggio all’interno di una “macchina della morte” mossa dagli interessi di
partiti senza volto.
Tutti
i movimenti nazionalistici del mondo, anche quelli che nascevano dalla
resistenza, avevano assunto forme non democratiche, raggruppandosi attorno ad
una figura superomistica e nascondendosi dietro la teoria che il fine
giustifica i mezzi.
Orwell riversò tutte queste ansie all'interno del romanzo.
Orwell riversò tutte queste ansie all'interno del romanzo.
Il libro si
svolge in una società immaginaria, altamente indesiderata e
spaventosa nella quale la tendenza sociale, politica e tecnologica viene portata ad estremi negativi.
I cittadini sono sottoposti ad un costante controllo sulle azioni e sui pensieri: dovunque sono disseminate telecamere e microfoni finalizzati a individuare ogni minima forma di dissenso nelle espressioni o nelle parole (si parla la Neolingua, un mezzo espressivo che sostituisce la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, rendendo impossibile ogni altra forma di pensiero), mentre manifesti e schermi mostrano l’immagine baffuta del “Big Brother”,
il volto del partito, i cui occhi sembrano seguire ognuno con il monito «BIG BROTHER IS WATCHING YOU».
In questo contesto
si sviluppa la vicenda di Winston Smith, un impiegato
del ministero della Verità che vive
con malessere la sua condizione all’interno del regime. I suoi incessanti sentimenti
e il suo desiderio di libertà prendono forma nello stendere giornalmente un
diario. In Julia, una ragazza che condivide i suoi stessi
sogni, riversa l’amore, sentimento inviso al regime. La volontà di godere della
libertà di vivere e amare, li spinge ad unirsi ad un gruppo segreto di
dissidenti, il cui capo si rivelerà essere una spia del governo. Sottoposti a
torture fisiche e mentali, i due si tradiranno a vicenda. Il lavaggio del
cervello è stato compiuto, non rimane che l'amore e l'ammirazione per il Grande Fratello.
In 1984, come in quasi tutte le opere utopiche e distopiche, le immagini si proiettano in un futuro cupo dove la cultura, soprattutto nella forma letteraria e
poetica, è annullata dal Potere assoluto. Questo perché l’arte è ritenuta un’espressione del pensiero,
della fantasia, della conoscenza di ciò che avviene; troppo pericolosa per
essere lasciata incontrollata. Per questo sono proprio le pagine di 1984 ad offrire un
messaggio di speranza: la letteratura e la cultura sono l'unica utopia possibile e sarà solo scrivendo, leggendo e pensando che 1984 non si avvererà mai.
Moreno BLASI
articolo molto interessante, ma gradirei sapere qualcosa di più riguardo il romanzo distopico.
RispondiEliminaGrazie
Mi piace!
RispondiEliminagrazie....aspettatene altri.....
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