Negli anni turbolenti che vanno dal 1912 al
1915, Marcel Duchamp, uno dei più
importanti artisti del secolo scorso, compose due opere musicali e il suggerimento per
un happening dal contenuto altamente concettuale.
Anche se l'opera musicale di Marcel Duchamp è tutta riassunta in queste tre composizioni, sarebbe un errore attribuirgli un ruolo secondario, poiché con questi pochi e giocosi lavori, egli nell'ambito della musica del Novecento compie un balzo paragonabile almeno a quello ampiamente riconosciutogli nel contesto delle arti visive. Una di queste composizioni, l’Erratum musical appartiene ad una serie di note e progetti che Duchamp iniziò a raccogliere nel 1912 e non venne mai pubblicata né interpretata finché fu in vita, ispirandogli in compenso la realizzazione della Sposa messa a nudo dai suoi scapoli (traduzione di La Mariée mise à nu par ses célibataires, même) chiamato anche Grande Vetro.
Due artisti anconetani, il compositore Paolo Tarsi e l’art-performer Maurizio Cesarini, hanno rielaborato l’Erratum Musical in una video-installazione presentata al Musma di Matera (il più importante museo italiano interamente dedicato alla scultura, ndr) nell’ambito delle Invasioni digitali, un’iniziativa nata affinché il senso museale possa essere fruito attraverso nuove tecnologie.
Abbiamo incontrato i due artisti alla ricerca di approfondimenti riguardanti il progetto.
Anche se l'opera musicale di Marcel Duchamp è tutta riassunta in queste tre composizioni, sarebbe un errore attribuirgli un ruolo secondario, poiché con questi pochi e giocosi lavori, egli nell'ambito della musica del Novecento compie un balzo paragonabile almeno a quello ampiamente riconosciutogli nel contesto delle arti visive. Una di queste composizioni, l’Erratum musical appartiene ad una serie di note e progetti che Duchamp iniziò a raccogliere nel 1912 e non venne mai pubblicata né interpretata finché fu in vita, ispirandogli in compenso la realizzazione della Sposa messa a nudo dai suoi scapoli (traduzione di La Mariée mise à nu par ses célibataires, même) chiamato anche Grande Vetro.
Due artisti anconetani, il compositore Paolo Tarsi e l’art-performer Maurizio Cesarini, hanno rielaborato l’Erratum Musical in una video-installazione presentata al Musma di Matera (il più importante museo italiano interamente dedicato alla scultura, ndr) nell’ambito delle Invasioni digitali, un’iniziativa nata affinché il senso museale possa essere fruito attraverso nuove tecnologie.
Abbiamo incontrato i due artisti alla ricerca di approfondimenti riguardanti il progetto.
“La rielaborazione
dell’opera parte dall’idea di casualità, così com’è stata concepita” introduce Maurizio Cesarini
“affidando il riferimento al capolavoro
dello stesso Duchamp “la Sposa sospesa”, che appunto si trova in una situazione di sospensione e di estremo
pericolo.”
“Il video” continua “si basa su l’immagine
di una finestra, fatta rifare dall’artista a New York sulla forma e falsariga delle finestre francesi,
intitolata French window (titolo
che gioca sull’omofonia del termine Fresh
widow -fresca vedova- locuzione
con cui nell’argot, la parlata più
comune francese, è definita la ghigliottina, ndr).”
“L’opera venne concepita da Duchamp come una finestra reale con i vetri oscurati da pezzi di cuoio, puliti tutti i giorni con del lucido per scarpe: una finestra sul nulla che impedisce allo sguardo di andare oltre. Un concetto dove Duchamp racchiude la rappresentazione della morte e l’impossibilità di vedere aldilà dell’opera. Nel video invece dalla finestra appare l’immagine dello stesso Duchamp, in un’intervista fatta pochi mesi prima di morire, prima del suo silenzio totale”.
“L’opera venne concepita da Duchamp come una finestra reale con i vetri oscurati da pezzi di cuoio, puliti tutti i giorni con del lucido per scarpe: una finestra sul nulla che impedisce allo sguardo di andare oltre. Un concetto dove Duchamp racchiude la rappresentazione della morte e l’impossibilità di vedere aldilà dell’opera. Nel video invece dalla finestra appare l’immagine dello stesso Duchamp, in un’intervista fatta pochi mesi prima di morire, prima del suo silenzio totale”.
“L’artista diventa parte
indissolubile della sua stessa opera. Non è da considerarsi una semplice annotazione
visiva, ma l’espressione compositiva della natura stessa del brano, attenendosi
alla più totale prassi elaborativa di Duchamp.”
D’altronde l’Erratum
Musical ha una storia del tutto particolare: Marcel Duchamp, figlio di un notaio, proveniva da una famiglia
dell’alta borghesia, la cui abitudine era di incontrarsi ogni anno per una
sorta di concerto. Duchamp pensò di
scrivere un pezzo a tre voci: per lui e le sue sorelle Yvonne e Magdalene,
evitando ogni forma di scrittura tradizionale e giocando tutto sul caso.
L’opera era composta ogni volta in maniera imprevedibile, con un trenino
elettrico che correndo sul singolo binario, lasciava cadere dai vagoncini delle
palline numerate. Alle palline, prese nell’ordine in cui cadevano, era
corrisposta una nota.
“Il brano utilizzato per
il video” interviene il compositore Paolo Tarsi “è una rivisitazione della partitura così come esposta da Duchamp, ovviamente reinterpretata poiché il testo non è sempre chiaro e quindi non
riconducibile, in alcuni momenti, a qualsiasi altro contrassegno musicale
proprio per questa sua difficoltà ad essere rapportato a note specifiche. Ho
rivisto il lavoro di Duchamp in collaborazione con i musicisti del duo Fauve! Gegen A Rhino, facendone una
rilettura in chiave elettronica (tra l’altro presente nel disco “Dream in a
landscape”, uscito per Trovarobato Parade, che Paolo Tarsi ha pubblicato a gennaio e dedicato alla figura del
musicista John Cage, grande compositore
e amico di Duchamp, ndr).
“Il brano è stato prodotto
con un campionatore, creando dei pattern di organo rielaborati e processati insieme
ad un arpeggiatore. I suoni del campionatore riconducono alle voci femminili di
Magdeleine e Yvonne (le sorelle dell’artista, ndr), mentre l’arpeggiatore rappresenta la voce maschile di Marcel.
Durante l’esecuzione si ascolta ogni trenta secondi il rumore del lancio di un dado, tutto per nove volte (tre movimenti ciascuno: Yvonne, Magdeleine e Marcel) dando ai frammenti la durata complessiva di 4 minuti e 30 secondi”.
Durante l’esecuzione si ascolta ogni trenta secondi il rumore del lancio di un dado, tutto per nove volte (tre movimenti ciascuno: Yvonne, Magdeleine e Marcel) dando ai frammenti la durata complessiva di 4 minuti e 30 secondi”.
La rielaborazione si traduce in un lavoro creativo
completamente asciutto. Nulla che possa associarsi a qualsiasi altra forma artistica
convenzionale, slegata da ogni condizionamento
o significato deduttivo; un’opera la cui
interpretazione rappresenta la più libera espressione
artistica, e come tale, se non è possibile garantirla, almeno considerarla.
Paolo Tarsi è autore di numerose installazioni e composizioni presentate
in musei e gallerie d’arte, dal MAXXI di Roma allo Spectrum di New York. Specializzatosi nello studio della composizione con
il Premio Oscar Luis Bacalov, ha
lavorato con musicisti dell’attuale scena elettronica, jazz e rock, tra cui il
chitarrista Paolo Tofani nel
progetto AREA Open Project. La sua ultima uscita discografica dal titolo “Furniture Music for New Primitives”
(Cramps) è stata giudicata da numerose riviste di settore tra i 5 migliori
dischi italiani del 2015.
Moreno BLASI
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