lunedì 16 ottobre 2017

Music Capsule Andy Warhol e l'arte delle "covers"

Parte 3^

                                         
La figura di Andy Warhol non si avvicina alla musica solo
attraverso Lou Reed e i Velvet Underground.
Esiste un aspetto del suo percorso artistico, tutt’altro che marginale, che lo avvicina  alla musica sin dai suoi esordi giovanili: la copertina del disco.
La storia iconografica delle covers si intreccia con la storia stessa dell’arte di Warhol, segue le sue evoluzioni, registra e talvolta precorre i diversi passaggi estetici, diventando insieme specchio della modificazione della società e del costume del secondo Novecento.
D’altronde la stretta relazione tra la musica e l’arte è tratto caratteristico della lettura critica del secolo passato.
La storia della musica è fatta anche da immagini che nel tempo condizionano l'avvalere dello stesso prodotto musicale. In particolare il Jazz e il Rock, sono una continua fonte di ispirazione per il lavoro artistico.
Le immagini di Warhol non sono solo lavori grafici, ma si candidano ad un ruolo superiore di icone globali della nostra stessa storia.
Complessivamente produrrà oltre 60 opere.
La prima copertina è del 1949,  “A Program of Mexican music” un disco di musica classica di Carlos Chávez.
Warhol  ha appena 21 anni e prende ispirazione direttamente da un’illustrazione del programma del concerto live, dove il disco viene registrato.
Raffigura tre gruppi di musicisti aztechi incorniciati da un totem, una chiara evocazione dell’ambiente e della cultura che  genera questa musica.
Già da questo suo primo lavoro è visibile la tecnica della “blotted line”, segno grafico vibrante che l’artista userà in molti altri lavori. Seguiranno altre opere, dapprima di musica classica per poi confluire nel jazz, disegnando tra l’altro covers per Thelonious Monk, Count Basie e Artie Shaw.
Con la british invasion scopre il rock, e subito percepisce che questo nuovo genere musicale aderisce perfettamente a quello che è lo spirito della sua grafica.
In Help dei Beatles, sebbene Warhol non abbia né curato il concept né preso parte alla realizzazione di questa copertina, è giusto attribuirgliene il merito per la presenza dei fotogrammi che la compongono.
Le sessioni fotografiche da cui vengono estratti i fotogrammi della copertina, sono estrapolati da alcune pellicole della serie warholianaScreen Tests”.  
Nel 1967 avviene l'evento che per molti appassionati di musica rappresenta la svolta nella grafica musicale: la pubblicazione di “THE VELVET UNDERGROUND & NICO”, dove Warhol si spinge ad una partecipazione ben al di là di una semplice rappresentazione iconografica.
La copertina di “The Velvet Underground & Nico” è un'innovazione non solo per l’uso degli stilemi classici della pop-art (che fino ad quel momento in questo campo si erano visti raramente), ma anche per una straordinaria invenzione: la possibilità di rimuovere la banana-adesivo per rivelare l’immagine sottostante, fortemente evocativa e provocatoria.
La fotografia sul retro (un uomo che fa la verticale) compare solo nella prima tiratura del disco per essere poi, per motivi legali, prima coperta con un adesivo e successivamente rimossa.
La sfida continua con un'altra band che in materia di provocazione ha già di per se molto da dire: i Rolling Stones.
La cover del loro disco “Sticky Fingers” ,dita sporche (nel senso di maliziose), nella sua versione originale, presenta un complesso lavoro di progettazione da parte di Warhol.
Sulla parte frontale è inserita  una vera zip funzionante cucita sulla fotografia dei Jeans.
Sul retro del disco vi è invece la foto del lato posteriore dei pantaloni.
All’interno, per proteggere il disco dalla zip, compare un foglio di cartone che ritrae il medesimo bacino con le mutande.
Negli anni ’70, come in un reflusso, si abbandona a disegnare copertine affidandosi al tipico stile ritrattistico della pop-art, caratterizzando foto rielaborate con colori accesi ed irreali.
E’ il caso di “Love you Live” sempre dei Rolling Stones. Nella realizzazione di questa cover, Warhol parte da una serie di scatti fotografici nei quali i musicisti si mordono tra loro.
In copertina compare un disegno ispirato ad uno di questi scatti, mentre all’interno c’è un collage di tutte le foto sulle quali Warhol è intervenuto marcandone i contorni a mano.
Nel 1982 è la volta di “Emotion in motion” di Billy Squier  un musicista di Boston, alla ricerca di collaborazioni a vario titolo.
Su questa copertina, alla solita tecnica basata sulla fotografia, Warhol aggiunge l’utilizzo originale di forme geometriche di vari colori, che rendono diversa la copertina dal retro nonostante siano basate sulla stessa immagine.
Questa tecnica l'utilizza in quegli anni per molte delle sue opere pittoriche.
Nel 1983 Warhol viene incaricato di disegnare la copertina di Soul Vacation del gruppo pop giapponese Rats &Star.
L’immagine mostra i quattro membri della band fotografati dallo stesso Warhol, incorporati da blocchi di colore di forma irregolare, che sebbene serigrafati, appaiono come frammenti di un collage di carta colorata. 
Ci sono anche elementi disegnati a mano che contribuiscono nel creare un’immagine audace e vibrante.
La sua ultima cover è per un evento organizzato da MTV dedicato alla prevenzione del cancro al seno.
Warhol volle dare il proprio contributo alla compilation  raffigurando il volto stilizzato di una donna, in omaggio alla grande partecipazione femminile al mondo della musica.
A far da contorno le sue tipiche forme geometriche dipinte con lo stesso colore del logo del canale musicale.
Postumo (a tre anni della scomparsa) Lou Reed e John Cale, due ex Velvet Underground, registrano un album commemorativo.
In copertina la foto dei due autori (scattata da Warhol) con in controluce l'immagine dell’artista defunto. L'album viene chiamato Drella” come il  soprannome (incrocio tra Dracula e Cinderella) con cui i due musicisti descrivevano i lati opposti del carattere di Warhol.
Andy Warhol, fosse ancora insieme a noi, oggi avrebbe avuto quasi 90 anni.
Cosa è rimasto della sua arte, della sua cultura, del suo modo visionario di gestire il mondo?
Indubbiamente molti figli minori, qualcuno purtroppo non più presente, come Basquiat e Keith Haring. Ma soprattutto è ancora vivo il suo senso di interpretare l’arte, come se fosse l’aria che si cerca disperatamente quando si  soffoca. In un intervista disse: "Cerco di creare immagini che siano universali “leggibili” e esplicative". Un artista è un portavoce della società in qualsiasi punto si trovi nella storia. Il suo linguaggio è determinato dalla percezione del mondo in cui tutti viviamo.
È il tramite tra “ciò che potrebbe essere” ed il ciò che è. Se un’artista è veramente onesto nei confronti di se stesso e della propria cultura lascia parlare la cultura attraverso sé, imponendo il meno possibile il proprio ego. Ci rimane la semplicità ossessiva e ripetitistica, che il mondo della pubblicità conosce benissimo, arrivando persino ad allontanare il prodotto dalla sua immagine commerciale. Oppure il modo in cui realizzava una serigrafia, dove l’unica decisione era la scelta dell’immagine da riprodurre; la tecnica poi gli consentiva di intervenire in modo seriale e meccanico sull’immagine fotografica di partenza. In un’altra intervista disse “la ragione per cui dipingo in questo modo è che voglio essere una macchina, e sento che quanto faccio una cosa  facendola come fossi una macchina, ottengo il risultato che voglio”. Warhol per la sua arte si pose sempre in veste di “osservatore silenzioso”, rispetto a una riserva di immagini che trova già pronta per l’uso nella realtà che lo circonda. E' vero anche che ogni sua tela è diversa, unica, in quanto nella riproduzione serigrafica non ripuliva il telaio e nel riempimento dei colori, lasciava il telaio mai allineato creando sempre una immagine sfalsata tra contorno e sfondo; si trovano molte caratteristiche che portano a considerare una tela di Warhol unica anche se l’esecuzione è  “industriale”. La sua impronta è presente ancora in tutte le immagini consumistiche, in tutti i loghi commerciali, nella dissacrazione iconografica che puntualmente si ripresenta ad ogni generazione. Al giorno d’oggi i suoi “15 minuti di popolarità” sono alla portata di tutti, in ogni smartphone dove è possibile istallare l'applicazione che da una qualsiasi fotografia  ricrea  un ritratto enfatizzandone i contorni ed i colori come se si trattasse di un fumetto, quasi fosse un messaggio ossessivo ed alienante della propria identità.


 
fine

 Moreno BLASI



1 commento:

  1. molto interessante e creativo quel periodo... ero troppo giovane per gustarlo appieno ma lo gustai in seguito

    RispondiElimina