martedì 7 giugno 2016

L’Erratum Musical di Marcel Duchamp rivive nella video-installazione di due artisti anconetani





Negli anni turbolenti che vanno dal 1912 al 1915, Marcel Duchamp, uno dei più importanti artisti del secolo scorso, compose due opere musicali e il suggerimento per un happening dal contenuto altamente concettuale. 
Anche se l'opera musicale di Marcel Duchamp è tutta riassunta in queste tre composizioni, sarebbe un errore attribuirgli un ruolo secondario, poiché con questi pochi e giocosi lavori, egli nell'ambito della musica del Novecento compie un balzo paragonabile almeno a quello ampiamente riconosciutogli nel contesto delle arti visive. Una di queste composizioni, l’Erratum musical appartiene ad una serie di note e progetti che Duchamp iniziò a raccogliere nel 1912 e non venne mai pubblicata né interpretata finché fu in vita, ispirandogli in compenso la realizzazione della Sposa messa a nudo dai suoi scapoli (traduzione di La Mariée mise à nu par ses célibataires, même) chiamato anche Grande Vetro. 
Due artisti anconetani, il compositore Paolo Tarsi e l’art-performer Maurizio Cesarini, hanno rielaborato l’Erratum Musical in una video-installazione presentata al Musma di Matera (il più importante museo italiano interamente dedicato alla scultura, ndr) nell’ambito delle Invasioni digitali, un’iniziativa nata affinché il senso museale possa essere fruito attraverso nuove tecnologie. 
Abbiamo incontrato i due artisti alla ricerca di approfondimenti riguardanti il progetto.
“La rielaborazione dell’opera parte dall’idea di casualità, così com’è stata concepita” introduce Maurizio Cesarini “affidando il riferimento al capolavoro dello stesso Duchampla Sposa sospesa, che appunto si trova in una situazione di sospensione e di estremo pericolo.”
“Il video” continua “si basa su l’immagine di una finestra, fatta rifare dall’artista a New York sulla forma e falsariga delle finestre francesi, intitolata French window (titolo che gioca sull’omofonia del termine Fresh widow -fresca vedova- locuzione con cui nell’argot, la parlata più comune francese, è definita la ghigliottina, ndr).”
“L’opera venne concepita da Duchamp come una finestra reale con i vetri oscurati da pezzi di cuoio, puliti tutti i giorni con del lucido per scarpe: una finestra sul nulla che impedisce allo sguardo di andare oltre. Un concetto dove Duchamp racchiude la rappresentazione della morte e l’impossibilità di vedere aldilà dell’opera. Nel video invece dalla finestra appare l’immagine dello stesso Duchamp, in un’intervista fatta pochi mesi prima di morire, prima del suo silenzio totale”.
“L’artista diventa parte indissolubile della sua stessa opera. Non è da considerarsi una semplice annotazione visiva, ma l’espressione compositiva della natura stessa del brano, attenendosi alla più totale prassi elaborativa di Duchamp.” 
D’altronde l’Erratum Musical ha una storia del tutto particolare: Marcel Duchamp, figlio di un notaio, proveniva da una famiglia dell’alta borghesia, la cui abitudine era di incontrarsi ogni anno per una sorta di concerto. Duchamp pensò di scrivere un pezzo a tre voci: per lui e le sue sorelle Yvonne e Magdalene, evitando ogni forma di scrittura tradizionale e giocando tutto sul caso. L’opera era composta ogni volta in maniera imprevedibile, con un trenino elettrico che correndo sul singolo binario, lasciava cadere dai vagoncini delle palline numerate. Alle palline, prese nell’ordine in cui cadevano, era corrisposta una nota.
“Il brano utilizzato per il video” interviene il compositore Paolo Tarsi “è una rivisitazione della partitura così come esposta da Duchamp, ovviamente reinterpretata poiché il testo non è sempre chiaro e quindi non riconducibile, in alcuni momenti, a qualsiasi altro contrassegno musicale proprio per questa sua difficoltà ad essere rapportato a note specifiche. Ho rivisto il lavoro di Duchamp in collaborazione con i musicisti del duo Fauve! Gegen A Rhino, facendone una rilettura in chiave elettronica (tra l’altro presente nel disco “Dream in a landscape”, uscito per Trovarobato Parade, che Paolo Tarsi ha pubblicato a gennaio e dedicato alla figura del musicista John Cage, grande compositore e amico di Duchamp, ndr).
“Il brano è stato prodotto con un campionatore, creando dei pattern di organo rielaborati e processati insieme ad un arpeggiatore. I suoni del campionatore riconducono alle voci femminili di Magdeleine e Yvonne (le sorelle dell’artista, ndr), mentre l’arpeggiatore rappresenta la voce maschile di Marcel
Durante l’esecuzione si ascolta ogni trenta secondi il rumore del lancio di un dado, tutto per nove volte (tre movimenti ciascuno: Yvonne, Magdeleine e Marcel) dando ai frammenti la durata complessiva di 4 minuti e 30 secondi”.
La rielaborazione si traduce in un lavoro creativo completamente asciutto. Nulla che possa associarsi a qualsiasi altra forma artistica convenzionale, slegata da ogni condizionamento o significato deduttivo; un’opera la cui interpretazione rappresenta la più libera espressione artistica, e come tale, se non è possibile garantirla, almeno considerarla.  

Paolo Tarsi è autore di numerose installazioni e composizioni presentate in musei e gallerie d’arte, dal MAXXI di Roma allo Spectrum di New York. Specializzatosi nello studio della composizione con il Premio Oscar Luis Bacalov, ha lavorato con musicisti dell’attuale scena elettronica, jazz e rock, tra cui il chitarrista Paolo Tofani nel progetto AREA Open Project. La sua ultima uscita discografica dal titolo “Furniture Music for New Primitives” (Cramps) è stata giudicata da numerose riviste di settore tra i 5 migliori dischi italiani del 2015.

Maurizio Cesarini si pone sin dagli anni ’70 nell’ambito di una ricerca che privilegia l’uso del corpo in senso identitario. Nelle successive esperienze dilata ancor più questo assunto ampliando i mezzi espressivi e adottando pratiche procedurali come la fotografia, il video e la performance. Ha esposto in varie mostre nazionali ed internazionali. Ricordiamo tra le altre: Città del Messico, Izmie (Turchia), Philadelphia (USA), Shanghai (Cina) e Sachsenberg (Germania).


Moreno BLASI

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